Categoria: Counseling

Dott.ssa Antonella Digilio ferita dell’abbandono

Quando la ferita dell’abbandono

La ferita dell’abbandono è una delle esperienze emotive più profonde e dolorose che si possano vivere. Chi la porta dentro di sé spesso fatica a costruire relazioni serene e a sentirsi veramente al sicuro, anche quando è in compagnia.
In questo articolo voglio raccontarti cosa significa convivere con questa ferita, come si manifesta nella vita adulta e cosa possiamo fare per iniziare a trasformarla. Lo faccio con empatia, perché so quanto questa sensazione possa essere devastante, e con la consapevolezza che ogni ferita, se accolta e ascoltata, può diventare una porta verso una nuova libertà interiore.

ferita dell’abbandono

La ferita dell’abbandono: non è solo paura di restare soli

La ferita dell’abbandono non riguarda soltanto la paura di rimanere soli. È molto più profonda. È l’angoscia silenziosa di non essere mai abbastanza per essere scelti, amati, considerati.
Quando da bambini percepiamo che l’amore non è stabile, che le figure di riferimento vanno e vengono, si radica dentro di noi un pensiero inconscio: “Prima o poi mi lasceranno”.
E questo pensiero ci accompagna nell’età adulta, facendoci aggrappare agli altri, cercare conferme continue, o evitando ogni legame profondo per paura di soffrire di nuovo.

I comportamenti che nascono dalla ferita dell’abbandono

La ferita dell’abbandono si manifesta in modo sottile ma costante. Ci porta a:

  • cercare rassicurazioni continue,
  • sentirsi abbandonati anche in mezzo alle persone,
  • vivere relazioni con una forte componente di dipendenza affettiva,
  • alternare bisogno d’amore e controllo per non perdere l’altro,
  • avere paura del distacco anche quando non c’è una reale minaccia.

Spesso non ne siamo nemmeno consapevoli. Semplicemente ci accorgiamo che stiamo male, che soffriamo, che ci sentiamo vuoti… e non sappiamo perché.

Dietro la paura dell’abbandono c’è una profonda insicurezza

Chi vive con questa ferita spesso sente che la propria sicurezza dipende completamente dall’altro. Senza l’altro non si sente stabile, né emotivamente né interiormente.
Questo porta ad una continua oscillazione tra il desiderio di fusione e il bisogno di controllare per evitare un nuovo abbandono. È come se si fosse costantemente in allerta. E questo stato di allarme interiore consuma moltissime energie.

Come iniziare a guarire dalla ferita dell’abbandono

Non esiste una formula magica, ma esistono dei passi concreti.
Nel mio lavoro aiuto le persone a fare proprio questo: riconoscere, accogliere e trasformare la loro ferita dell’abbandono.
Il primo passo è imparare a stare con sé, ad ascoltarsi davvero.
Ecco alcuni strumenti fondamentali per iniziare:

  • Lavorare sui pensieri ricorrenti: imparare a riconoscere le convinzioni automatiche, come “non valgo abbastanza” o “verrò lasciato”, e imparare a metterle in discussione.
  • Riconoscere e accogliere le emozioni: non reprimere, non fuggire. Ascoltare la tristezza, la paura, la rabbia, senza giudizio.
  • Osservare i pattern relazionali: quali meccanismi mettiamo in atto per evitare l’abbandono? Siamo noi a rinunciare agli altri per paura? Cerchiamo continue conferme? Oppure ci chiudiamo per non soffrire?

Guarire la ferita dell’abbandono significa portare luce su ciò che ci ha fatto soffrire, e imparare a diventare adulti emotivamente autonomi.

Dalla solitudine all’incontro con sé

Spesso, dietro la paura dell’abbandono, c’è una grande difficoltà a stare da soli. La solitudine fa paura perché risveglia il vuoto. Ma è proprio in quello spazio che possiamo incontrare noi stessi in modo autentico.
Con una mia cliente, abbiamo lavorato proprio su questo: trasformare la solitudine in uno spazio d’incontro, di ascolto, di presenza.
E sai cosa è successo?
Ha iniziato a sentirsi più forte, più libera, più viva.
Perché quando impari a stare con te, lasci l’abbandono nel passato e fai spazio ad una nuova libertà: quella di essere e di amare senza dipendere da nessuno.

Consigli pratici per iniziare a trasformare la ferita dell’abbandono

  1. Scrivi ogni giorno come ti senti, senza filtri. Questo ti aiuta a portare consapevolezza sulle emozioni che vivi.
  2. Nota quando cerchi rassicurazioni. Cosa temi in quel momento? Di essere lasciata? Di non valere? Ascoltati.
  3. Sperimenta piccoli momenti di solitudine consapevole: passeggia senza telefono, prenditi un’ora per stare solo/a con te.
  4. Rivolgiti a un professionista per fare un lavoro su di te. Non sei obbligata a farcela da sola.
  5. Ricorda che sei degna di amore, sempre. Anche quando non te lo dimostrano. Anche quando ti sembra di non valere. Soprattutto in quei momenti.

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Gestalt-superare-le-credenze-limitanti-Antonella-Digilio

Come Superare le Credenze Limitanti

Ti sei mai chiesto se ciò che credi su di te sia veramente reale? La nostra vita è spesso guidata da etichette e convinzioni che abbiamo assorbito nel tempo. Queste convinzioni diventano una parte così integrata di noi che non ci rendiamo conto che possono limitarci. Se ti senti intrappolato in una visione ristretta di te stesso, è il momento di mettere in discussione queste convinzioni. In questo articolo esploreremo insieme come superare le credenze limitanti. Vediamo come il cambiamento inizi proprio quando ci permettiamo di sfidare ciò che pensiamo di essere.

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Punto Chiave 1: Perché le nostre credenze sono limitanti?
Molte delle convinzioni che abbiamo su noi stessi non sono scelte consapevoli, ma piuttosto reazioni a esperienze passate o influenze esterne. Siamo cresciuti in un ambiente che ci ha forgiati con determinate etichette e aspettative, che possono aver minato la nostra autostima e la nostra visione di noi stessi. Spesso ci identifichiamo con queste convinzioni, pensando che siano parte della nostra identità. Ma ciò che crediamo su noi stessi non è necessariamente la realtà. Le credenze limitanti ci impediscono di vedere il nostro potenziale, ci tengono legati al passato e ci impediscono di evolverci.

La domanda che dovresti porti è: Chi sarei senza queste credenze? Liberarti da ciò che pensi di essere ti permette di riscoprire una versione più autentica e potente di te. Se desideri veramente una trasformazione, inizia a metterle in discussione.

Punto Chiave 2: Il primo passo per cambiare è mettere in discussione tutto
Il cambiamento inizia proprio quando iniziamo a vedere noi stessi sotto una nuova luce. Le credenze limitanti non possono essere abbattute senza prima essere riconosciute e messe in discussione. Non esiste una verità assoluta su chi siamo, tranne quella che scegliamo di adottare.

Per farlo, chiediti ogni giorno: Chi sarei senza queste convinzioni? Questo ti aiuterà a distaccarti da etichette e aspettative che non ti appartengono. Inizia con piccole riflessioni: “Questa convinzione mi aiuta o mi limita?” Se ti accorgi che una convinzione è dannosa o ti blocca, è il momento di lasciarla andare. La trasformazione avviene quando iniziamo a rimanere nel presente, ad esplorare senza paura chi siamo davvero.

Punto Chiave 3: Sii pronto a lasciare andare ciò che non ti serve
Il processo di cambiamento è spaventoso perché implica il lasciare andare certezze che ci hanno dato sicurezza nel passato. Tuttavia, è proprio in questo vuoto che possiamo trovare la nostra vera essenza. Rimanere aggrappati a ciò che ci limita non farà altro che rallentare il nostro progresso. Liberarsi dalle convinzioni passate non significa perdere il nostro passato, ma semplicemente non lasciarlo definire chi siamo ora.

Per permetterti di vivere una vita più autentica, devi imparare a lasciar andare. Questo non significa rinunciare a te stesso, ma abbracciare una versione più fluida, più forte e più consapevole di te. È proprio qui che si nasconde la tua vera trasformazione.

Punto Chiave 4: Come costruire una nuova visione di te stesso
Una volta che hai messo in discussione le tue convinzioni limitanti, il passo successivo è costruire una visione più autentica di te stesso. Ciò significa scegliere di definire chi sei in base ai tuoi valori, desideri e aspirazioni, non in base alle etichette del passato. Questo richiede una grande consapevolezza e un impegno quotidiano, ma è l’unico modo per vivere in armonia con la tua vera essenza.

Inizia con pratiche quotidiane che ti aiutano a rimanere in contatto con il tuo io autentico. La mindfulness, ad esempio, è uno strumento potente che ti aiuta a restare nel presente e a non essere trascinato dalle convinzioni limitanti del passato. Ogni giorno, fai uno spazio per riflettere su chi sei oggi e chi desideri diventare.

Consigli per migliorarsi:

  1. Riflettiti ogni giorno: Dedica del tempo ogni giorno a riflettere su ciò che ti limita. Chiediti, “Questa convinzione mi sta aiutando a crescere o mi sta fermando?”
  2. Sii paziente con te stesso: Il cambiamento richiede tempo. Non cercare di eliminare tutto in una volta, ma concentrati su piccoli passi.
  3. Accetta l’incertezza: La paura del cambiamento è naturale, ma non lasciare che ti impedisca di evolvere. Accogli il vuoto che nasce quando lasci andare le vecchie convinzioni, perché è lì che può nascere una nuova versione di te.
  4. Cerca supporto: A volte, un percorso di counseling o coaching può aiutarti a rivedere la tua visione di te stesso e ad affrontare le credenze limitanti in modo più profondo.


Liberarsi dalle convinzioni limitanti è il primo passo verso una trasformazione autentica. Sfidare ciò che pensi di essere ti permette di scoprire la tua vera essenza, quella che va oltre le etichette, i giudizi e il passato. Abbraccia la paura del cambiamento e lascia che sia il tuo strumento di evoluzione.


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Antonella-Digilio-cambiamento-nelle-relazioni

Il cambiamento nelle relazioni parte da te

Le abitudini fastidiose del tuo partner non spariranno solo perché continui a criticarlo. I comportamenti che non sopporti nei tuoi familiari non cambieranno con le discussioni. Il cambiamento nelle relazioni è un processo interiore: non possiamo forzare gli altri a trasformarsi, ma possiamo trasformare noi stessi. Ed è proprio da qui che tutto ha inizio.

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Il cambiamento nelle relazioni inizia da dentro

Spesso pensiamo che, per vivere meglio, siano gli altri a dover cambiare. Ci illudiamo che se il partner fosse più attento, il collega più rispettoso o un familiare più comprensivo, tutto sarebbe più semplice. Ma la verità è che non possiamo controllare il comportamento altrui: l’unica persona su cui abbiamo potere siamo noi stessi.

Quando lavoriamo su di noi – sul nostro atteggiamento, sulle nostre emozioni e sul nostro modo di reagire – cambiamo le dinamiche intorno a noi. Le persone iniziano a rispondere diversamente perché il nostro cambiamento le influenza.

Perché criticare non funziona?

Criticare continuamente qualcuno per i suoi difetti o atteggiamenti non porta alla trasformazione che desideriamo. Al contrario, genera difesa, resistenza e conflitti.

Le persone cambiano solo quando sentono che quel cambiamento è un vantaggio per loro, non perché vengono forzate o giudicate. Se vuoi un miglioramento nella tua relazione, inizia a dare l’esempio.

Come favorire il cambiamento nelle relazioni

Ecco alcune strategie per migliorare le relazioni attraverso il tuo cambiamento personale:

  • Osserva te stesso: Chiediti come stai reagendo a ciò che ti infastidisce. Il tuo atteggiamento stimola reazioni negative negli altri?
  • Cambia la tua comunicazione: Usa un linguaggio più aperto e non giudicante, esprimendo i tuoi bisogni senza attaccare.
  • Smetti di voler controllare gli altri: Accetta che ognuno ha i propri tempi e motivazioni per cambiare.
  • Focalizzati su di te: Lavora sulla tua crescita personale, sulla tua gestione emotiva e sulla tua sicurezza interiore.
  • Pratica la gratitudine: Smetti di focalizzarti sui difetti degli altri e apprezza ciò che di positivo c’è nella relazione.

La magia del cambiamento interiore

Quando smetti di cercare di aggiustare gli altri e inizi a trasformarti, qualcosa di straordinario accade. Le persone attorno a te iniziano a rispondere in modo diverso, e molte volte, senza che tu debba fare alcuno sforzo diretto, si avvicinano naturalmente alla versione migliore di sé.

Il cambiamento autentico non è mai imposto, ma ispirato. Se vuoi vedere una trasformazione nel tuo ambiente, inizia da te stesso.


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accettazione di sé allo specchio - Antonella Digilio

Accettazione di sé: il primo passo verso l’autostima

Ti guardi allo specchio e il tuo primo pensiero corre ai difetti? Ti sembra che il riflesso racconti una storia di imperfezioni, come se il tuo valore dipendesse da quei dettagli che noti solo tu? Questo schema mentale, ripetuto ogni giorno, alimenta un giudizio interiore spietato. L’accettazione di sé: il primo passo verso l’autostima

Accettare il proprio riflesso: il primo passo verso l’autostima

Il tuo corpo non è solo un’immagine da analizzare. È la casa che ti permette di vivere, di sentire, di esprimerti. Ogni respiro, ogni battito, ogni movimento racconta chi sei ben oltre ciò che vedi in superficie. Eppure, spesso, lo trattiamo con durezza, come se dovesse soddisfare uno standard imposto da fuori.

Perché ci giudichiamo allo specchio?

accettazione di sé allo specchio - Antonella Digilio

Il giudizio che ci riserviamo nasce da credenze limitanti, confronti con immagini ritoccate e aspettative irrealistiche. La società ci bombarda con modelli estetici spesso irraggiungibili, creando un’illusione di perfezione che ci porta a svalutarci. Ma la bellezza autentica non risiede in un volto privo di imperfezioni, bensì nella capacità di accettarsi e valorizzarsi.

Strategie per cambiare il modo in cui ti guardi

Se vuoi trasformare il rapporto con il tuo riflesso, prova questi esercizi pratici:

  • Tocca il tuo viso con gentilezza: sfiorare la pelle con dolcezza aiuta a creare un legame positivo con il proprio corpo.
  • Respira e rilassati davanti allo specchio: osservati senza giudizio, concentrandoti su ciò che apprezzi.
  • Sostituisci le critiche con affermazioni positive: ogni giorno, scegli di dirti qualcosa di bello anziché focalizzarti sui difetti.
  • Riduci il tempo passato a confrontarti con gli altri: le immagini online non rappresentano la realtà, evita di misurarti con standard irrealistici.

Il cambiamento inizia da te

Il modo in cui ti guardi allo specchio può trasformare la tua autostima. Inizia a trattarti con la stessa gentilezza che riserveresti a una persona cara. Il cambiamento che cerchi non è nello specchio, ma nel modo in cui scegli di guardarti. Sei molto più di un riflesso: sei la tua storia, la tua forza, la tua unicità.


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La Sindrome della Brava Bambina

Hai mai sentito parlare della sindrome della brava bambina? Si tratta di un modello comportamentale profondamente radicato che coinvolge molte donne adulte, condizionando le loro scelte, relazioni e benessere emotivo. La sindrome della brava bambina nasce dall’esperienza precoce di dover guadagnare l’amore attraverso la perfezione, l’obbedienza e l’abnegazione. Nel mio lavoro come Coach e Counselor, incontro quotidianamente donne brillanti che, pur avendo raggiunto importanti traguardi professionali e personali, continuano a sentirsi intrappolate in questo schema limitante.

La sindrome della brava bambina non è semplicemente un tratto caratteriale, ma un vero e proprio meccanismo di sopravvivenza emotiva che si sviluppa nell’infanzia e che spesso persiste nell’età adulta, influenzando profondamente la percezione di sé e il modo di relazionarsi con gli altri. Riconoscere questa dinamica è il primo passo fondamentale per liberarsene e iniziare un percorso di autentica realizzazione personale.

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I segnali che rivelano la sindrome della brava bambina

L’origine: quando l’amore diventa condizionato

La brava bambina è quella che ha imparato presto, troppo presto, che l’amore si guadagna. Ha interiorizzato il messaggio che essere amata significa essere perfetta, fare tutto nel modo giusto, non deludere mai le aspettative altrui. È la bambina che non chiede troppo, che non si ribella, che capisce ciò che ci si aspetta da lei prima ancora che le venga esplicitamente richiesto.

Questa dinamica si instaura generalmente in famiglie dove l’approvazione e l’affetto sono legati al comportamento e ai risultati, piuttosto che essere incondizionati. La bambina impara rapidamente che per ricevere attenzione e amore deve essere “brava” – un aggettivo apparentemente innocuo che può nascondere un pesante fardello emotivo.

L’adattamento costante: il prezzo di evitare il conflitto

Uno dei tratti distintivi della sindrome della brava bambina è l’adattamento costante per non creare problemi. La donna con questa sindrome evita sistematicamente il conflitto, cercando di essere perfetta per piacere agli altri e non deludere le loro aspettative. È un’esperta nel leggere i desideri altrui, anticipandoli e soddisfacendoli anche a costo di sacrificare i propri.

Questo adattamento perpetuo ha un prezzo elevato: la disconnessione dai propri autentici desideri e bisogni. Col tempo, la brava bambina cresciuta può arrivare a non sapere più cosa vuole davvero, cosa la fa stare bene, quali sono i suoi limiti. Le sue scelte sono guidate più dal desiderio di approvazione esterna che da una genuina motivazione interna.

Il peso del mondo sulle spalle: responsabilità eccessiva

Un altro aspetto caratteristico della sindrome della brava bambina è la tendenza ad assumersi responsabilità eccessive. La donna che soffre di questa sindrome ha imparato presto a essere responsabile prima del tempo, a farsi carico dei problemi degli altri, a “stare dritta” anche quando dentro si sente fragile e sopraffatta.

Si prende cura di tutto e di tutti, anche quando nessuno le ha esplicitamente chiesto di farlo. Questa iperresponsabilità nasce spesso da un’infanzia in cui le sono stati assegnati ruoli adulti prematuramente, o in cui ha imparato che prendersi cura degli altri era l’unico modo per ricevere attenzione e valore.

Nel mio lavoro di coaching, spesso incontro donne che si sentono letteralmente con “il mondo sulle spalle” – manager che si occupano non solo dei loro compiti ma anche di quelli dei colleghi, madri che si sobbarcano tutte le responsabilità familiari, figlie che si prendono cura emotivamente dei genitori. Aiutarle a riconoscere che non tutto dipende da loro e che chiedere aiuto non è un segno di debolezza rappresenta un passaggio fondamentale verso il benessere.

Il giudice interiore implacabile: l’autocritica spietata

La sindrome della brava bambina si manifesta anche attraverso un giudice interiore particolarmente severo e implacabile. La donna con questa sindrome si giudica spesso senza pietà, trasformando ogni errore in una colpa imperdonabile, ogni imperfezione in un motivo per sentirsi profondamente inadeguata.

Questa autocritica spietata deriva dalla convinzione profonda che il suo valore sia legato alla perfezione. Non c’è spazio per l’errore, per la vulnerabilità, per l’essere semplicemente umana con tutte le imperfezioni che questo comporta.

La paura di deludere: l’ansia come compagna costante

Un elemento centrale nella sindrome della brava bambina è la paura costante di deludere gli altri. Questa donna vive con l’ansia persistente di non essere all’altezza, di perdere l’amore e l’approvazione se smette di essere impeccabile. Ogni richiesta, ogni interazione sociale, ogni compito diventa un’occasione per dimostrare il proprio valore o, al contrario, per fallire irrimediabilmente.

Questa ansia costante può manifestarsi in vari modi: perfezionismo ossessivo, procrastinazione (per paura di non fare abbastanza bene), ricerca compulsiva di rassicurazioni, difficoltà a prendere decisioni per timore di sbagliare.

L’incapacità di dire no: i confini personali sfumati

Un sintomo rivelatore della sindrome della brava bambina è l’incapacità di dire no. Questa difficoltà nasce dalla convinzione profonda che rifiutare una richiesta significhi essere meno brava, meno degna, meno amata. I confini personali diventano così sfumati, quasi inesistenti, rendendo la donna vulnerabile al sovraccarico, allo stress e allo sfruttamento emotivo.

Dire di no richiede la capacità di tollerare il disagio di potenziale disapprovazione, di deludere qualcuno, di non essere “perfetta” agli occhi altrui. Per chi ha costruito la propria identità e sicurezza sull’essere sempre disponibile e accomodante, questo rappresenta una sfida significativa.

Il percorso di liberazione: da brava bambina a donna autentica

La sindrome della brava bambina non è una condanna a vita. Con consapevolezza, impegno e il giusto supporto, è possibile liberarsi da questo schema limitante e iniziare a vivere in modo più autentico e appagante. Ecco alcuni passaggi fondamentali in questo percorso di trasformazione:

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  1. Riconoscere il pattern: Il primo passo è prendere consapevolezza di questi schemi nella propria vita. Osservare con gentilezza quando e come la “brava bambina” prende il controllo delle decisioni e dei comportamenti.
  2. Esplorare le origini: Comprendere come e perché questi meccanismi si sono sviluppati può aiutare a depersonalizzarli e a vederli come strategie di sopravvivenza dell’infanzia, non come verità sul proprio valore.
  3. Riscrivere il dialogo interno: Trasformare la voce critica interna in una più compassionevole e realistica, che riconosca tanto i punti di forza quanto le vulnerabilità.
  4. Praticare piccoli “no”: Iniziare con rifiuti di basso rischio emotivo per costruire gradualmente la “muscolatura” dell’assertività.
  5. Coltivare la connessione con i propri desideri: Dedicare tempo a esplorare cosa si desidera veramente, al di là delle aspettative esterne.
  6. Sperimentare l’imperfezione: Permettersi deliberatamente di essere imperfetta in contesti sicuri, osservando che le conseguenze temute raramente si materializzano.
  7. Cercare relazioni che valorizzino l’autenticità: Circondandosi di persone che apprezzano la genuinità piuttosto che la perfezione.

La brava bambina cresce diventando una donna che si aspetta sempre il massimo da sé, che si rimprovera per ogni incertezza, che dà tutto senza chiedere nulla. Ma dentro di lei, c’è una parte che si sente stanca, sola, soffocata dal peso di dover sempre dimostrare qualcosa.

Se ti riconosci in questo pattern, sappi che non sei sola. Molte donne straordinarie stanno affrontando le stesse sfide, e il cambiamento è possibile. Potrebbe essere arrivato il momento di passare dall’essere sempre “brava” a riconoscersi umana, con tutte le meravigliose imperfezioni e potenzialità che questo comporta.


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Perché smettere di giudicare gli altri può cambiare la tua vita

Quante volte ci capita di etichettare qualcuno dopo pochi secondi? “È troppo silenzioso”, “È sempre così freddo”, “Ride troppo, sembra finto”. Ma dietro ogni comportamento c’è una storia, una ferita, un adattamento che ha permesso a quella persona di sopravvivere. Perché è importante smettere di giudicare gli altri.

Questo non è solo un invito alla gentilezza: è un atto di libertà. Quando smettiamo di giudicare, creiamo spazio per relazioni più autentiche e, soprattutto, liberiamo noi stessi dal peso dei pregiudizi.

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Dietro ogni comportamento c’è una ferita (e una lezione)

Quel collega che sembra sempre cercare attenzioni? Forse da bambino si sentiva invisibile, e oggi il “rumore” è l’unico modo che conosce per esistere. La persona eccessivamente gentile? Potrebbe aver imparato che l’amore va meritato, e che sbagliare significa perdere affetto.

Il comportamento è spesso un sintomo, non il problema. Quando iniziamo a vedere le persone con questa profondità, smettiamo di reagire con irritazione e iniziamo a rispondere con comprensione.

Silenzio, diffidenza, freddezza: cosa nascondono davvero?

  • Chi è sempre silenzioso potrebbe aver imparato che esprimersi è pericoloso. Forse è stato punito per aver parlato, o ignorato quando lo faceva.
  • Chi sembra distante non è necessariamente altezzoso: potrebbe aver costruito muri per proteggersi da delusioni ripetute.
  • Chi ride sempre non è immune al dolore. A volte, il sorriso è una maschera che nasconde battaglie interiori.

Esercizio pratico: La prossima volta che qualcuno ti irrita, chiediti: “Cosa potrebbe aver vissuto per agire così?”. Questo semplice switch mentale trasforma la frustrazione in empatia.

Giudicare meno per vivere meglio

Il giudizio ci dà un’illusione di controllo (“Io non sarei mai così”), ma in realtà ci rinchiude in una gabbia di rigidità. Ecco cosa guadagni quando smetti di criticare:

✅ Più energia emotiva: Giudicare è faticoso. Scegliere l’accoglienza ti alleggerisce.
✅ Relazioni più profonde: Le persone si aprono quando si sentono sicure, non giudicate.
✅ Menopregiudizi verso te stesso: Chi è severo con gli altri, lo è anche con sé.

3 passi per sostituire il giudizio con la curiosità

  1. Fermati prima di reagire. Una pausa di 5 secondi può evitare un commento impulsivo.
  2. Chiediti “Perché?” invece di “Come osa?”. Cerca la radice, non la superficie.
  3. Pratica la gentilezza attiva. Un “Come stai davvero?” può smontare barriere.

La vera rivoluzione inizia quando smettiamo di vedere gli altri come personaggi nella nostra storia, e iniziamo a riconoscerli come autori della loro.


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Prevenire il burnout con l’autostima

Sei stanco, vero? Ti dici che devi resistere, che non puoi fermarti adesso. Le email si accumulano, le scadenze incombono, e quella sensazione di esaurimento diventa ogni giorno più forte. Ma non è solo stanchezza quello che stai provando. Se ignori costantemente i tuoi bisogni emotivi e fisici, se senti di dover dimostrare il tuo valore senza sosta, stai camminando pericolosamente verso il burnout. E forse, sei già più vicino di quanto pensi.

Nel mio lavoro come Coach e Counselor, incontro quotidianamente persone brillanti e determinate che, spinte dal desiderio di eccellere, dimenticano una verità fondamentale: prevenire il burnout non riguarda solo la gestione del tempo o delle attività, ma inizia con una solida relazione con se stessi. Ed è qui che l’autostima entra in gioco come potente antidoto.

Quando la nostra autostima è bassa, tendiamo a ignorare i nostri bisogni, a non riconoscere i segnali di esaurimento e a perdere la percezione del nostro valore intrinseco. In queste condizioni, il burnout non è solo un rischio – è una conseguenza quasi inevitabile.

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L’autostima come barriera protettiva contro il burnout

L’autostima non è semplice vanità o egocentrismo. È la profonda convinzione del nostro valore come esseri umani, indipendentemente dai risultati che otteniamo. È il fondamento su cui costruiamo confini sani, prendiamo decisioni equilibrate e ci concediamo il permesso di prenderci cura di noi stessi.

Quando possediamo una sana autostima, siamo capaci di dire “no” senza sensi di colpa. Riconosciamo che il nostro valore non dipende esclusivamente dalla produttività o dall’approvazione altrui. Comprendiamo che prenderci cura del nostro benessere non è un lusso, ma una necessità.

Ho seguito Anna, una manager di successo che lavorava regolarmente fino a tarda notte. Durante il nostro percorso, è emerso che dietro il suo comportamento si nascondeva una convinzione profonda: “Se mi fermo, dimostro di non essere all’altezza”. Questa credenza, radicata in esperienze passate, la spingeva a ignorare i segnali di allarme del suo corpo e della sua mente. Lavorando sulla sua autostima, Anna ha imparato a riconoscere il suo valore al di là dei risultati professionali, permettendosi finalmente di stabilire confini sani e di ascoltare i suoi bisogni.

I segnali di allarme che l’autostima ci aiuta a riconoscere

Una bassa autostima può rendere difficile riconoscere i segnali di burnout imminente. Quando non ci sentiamo “abbastanza”, tendiamo a interpretare l’esaurimento come una conferma della nostra inadeguatezza, piuttosto che come un segnale da rispettare.

Ecco alcuni segnali che l’autostima ci aiuta a riconoscere e onorare:

  • Stanchezza cronica che non migliora con il riposo: Il corpo che chiede una pausa più profonda, non solo un weekend di recupero.
  • Distacco emotivo dalle attività che prima amavamo: La mente che si difende dal sovraccarico emotivo.
  • Cinismo e irritabilità crescenti: La frustrazione che emerge quando ignoriamo i nostri bisogni.
  • Calo dell’efficienza nonostante le ore di lavoro aumentino: Il paradosso dell’esaurimento che riduce la nostra produttività.
  • Disturbi fisici ricorrenti: Il corpo che parla quando la mente non vuole ascoltare.

Una sana autostima ci permette di vedere questi segnali non come debolezze da nascondere, ma come indicatori preziosi che ci guidano verso scelte più equilibrate. Ci dà il permesso di ascoltarci e di rispondere ai nostri bisogni con compassione e rispetto.

Come l’autostima cambia il nostro rapporto con il lavoro e le responsabilità

Quando costruiamo una solida autostima, il nostro rapporto con il lavoro e le responsabilità si trasforma profondamente. Non lavoriamo più per dimostrare il nostro valore, ma per esprimere le nostre capacità. Non ci sacrifichiamo più sull’altare della produttività, ma cerchiamo un equilibrio che nutra la nostra energia e creatività.

Marco, un imprenditore che seguivo, era abituato a rispondere “sì” a ogni richiesta dei clienti, anche quando questo significava lavorare nei weekend o sacrificare tempo prezioso con la famiglia. Durante il nostro percorso, ha compreso che questo comportamento nasceva dal timore di non essere “abbastanza valido” se avesse posto dei limiti. Lavorando sulla sua autostima, Marco ha imparato a valutare le richieste in base a criteri oggettivi, non emotivi, e a comunicare i suoi confini con assertività e rispetto.

L’autostima ci permette di:

  • Stabilire confini sani senza sensi di colpa
  • Chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno
  • Delegare in modo efficace
  • Prenderci pause rigeneranti senza sentirci in colpa
  • Valutare le opportunità in base al nostro benessere, non solo ai risultati

Questo non significa lavorare meno o con meno impegno. Al contrario, significa lavorare in modo più intelligente e sostenibile, preservando la nostra energia e la nostra passione nel lungo periodo.

Strumenti pratici per rafforzare l’autostima e prevenire il burnout

La buona notizia è che l’autostima può essere coltivata e rafforzata con pratiche quotidiane. Ecco alcuni strumenti che utilizzo con i miei clienti e che puoi iniziare ad applicare fin da subito:

  1. Pratica la mindfulness quotidiana: Dedica almeno 10 minuti al giorno all’ascolto consapevole di te stesso. Questo ti aiuterà a riconoscere i segnali di stress prima che si trasformino in esaurimento.
  2. Crea un “diario dei successi”: Annota ogni sera tre cose che hai fatto bene durante la giornata, anche le più piccole. Questo contrasta la tendenza a focalizzarsi solo sugli errori o sulle mancanze.
  3. Stabilisci confini non negoziabili: Identifica almeno tre confini che non sei disposto a superare (ad esempio, non controllare le email dopo le 20:00, non lavorare nei weekend, prenderti una pausa pranzo completa).
  4. Pratica l’auto-compassione: Quando fai un errore o non raggiungi un obiettivo, parlati come parleresti a un amico caro. L’auto-critica severa è un predittore significativo di burnout.
  5. Crea rituali di transizione: Stabilisci rituali che segnano il passaggio tra lavoro e vita personale, aiutandoti a “staccare” mentalmente (una passeggiata, una doccia, un momento di meditazione).
  6. Rivedi regolarmente le tue priorità: Chiediti: “Questo impegno riflette d

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La tua autostima nasce prima di te

L’80% di ciò che credi su te stesso si è formato nei primi 7 anni della tua vita. Una statistica sorprendente, vero? Eppure, riflette una profonda verità psicologica che ho osservato innumerevoli volte nel mio lavoro come Counselor e Coach. Fin dai primi istanti di vita, il modo in cui veniamo accolti, amati e supportati dai nostri genitori o caregiver plasma la nostra autostima in modi che continuano a influenzarci anche da adulti.

Quante volte ti sei chiesto perché, nonostante i tuoi successi, continui a sentirti inadeguato? O perché quella voce critica nella tua mente sembra così familiare, quasi come se non fosse veramente la tua? La risposta potrebbe risiedere nelle tue prime esperienze di vita, in quei momenti formativi che hanno costruito le fondamenta della tua autostima.

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L’imprinting emotivo dell’infanzia

Un bambino che si sente accettato e amato impara naturalmente a fidarsi di sé stesso. Ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni parola di incoraggiamento diventa un mattoncino nella costruzione di un’autostima sana. È come se ogni interazione positiva lasciasse un’impronta che dice: “Sei prezioso, sei capace, meriti di essere amato per quello che sei.”

Ma cosa succede quando l’esperienza è diversa? Quando un bambino riceve costanti critiche, freddezza emotiva o addirittura rifiuto? Questi messaggi vengono interiorizzati con la stessa forza. Le parole che hai sentito da piccolo sono diventate la tua voce interiore – quella che ti giudica, ti critica, o ti fa dubitare delle tue capacità.

Nel mio percorso professionale, ho incontrato persone brillanti e talentuose che, nonostante le loro evidenti qualità, lottavano con un senso profondo di inadeguatezza. Esplorando insieme la loro storia, emergeva spesso un pattern comune: genitori ipercritici, esperienze di abbandono emotivo, o aspettative impossibili da soddisfare. Non erano loro a essere “difettosi” – stavano semplicemente portando il peso di messaggi ricevuti quando erano troppo piccoli per filtrarli criticamente.

Le voci del passato che condizionano il presente

Ti è mai capitato di sentirti dire che sei “troppo sensibile”, “troppo emotivo”, o “non abbastanza determinato”? Queste etichette, quando applicate ripetutamente nell’infanzia, non rimangono semplici parole. Diventano lenti attraverso cui vediamo noi stessi e interpretiamo il mondo.

Un esempio concreto: Sara, una mia cliente, manager di successo, si sentiva costantemente inadeguata nelle riunioni di lavoro, nonostante i feedback positivi dei suoi superiori. Lavorando insieme sul suo passato, è emerso che da bambina si sentiva costantemente ignorata dai genitori quando esprimeva le sue opinioni. Quella sensazione di “non essere abbastanza importante da essere ascoltata” si era trasformata in una convinzione profonda che influenzava il suo comportamento professionale decenni dopo.

È sorprendente come questi schemi inconsci possano influenzare le nostre scelte, le nostre relazioni e persino i nostri successi. Molte persone si auto-sabotano proprio quando sono sul punto di ottenere ciò che desiderano, perché a un livello profondo non credono di meritarlo. È la profezia che si auto-avvera dell’autostima compromessa.

Riconoscere i segnali di un’autostima danneggiata

Come puoi capire se le tue prime esperienze hanno compromesso la tua autostima? Ecco alcuni segnali rivelatori:

  • Ti confronti costantemente con gli altri, sentendoti spesso inferiore
  • Hai difficoltà ad accettare i complimenti e minimizzo i tuoi successi
  • Tendi a essere perfezionista, con standard impossibili da raggiungere
  • Ti risulta difficile esprimere i tuoi bisogni o stabilire confini sani
  • La critica, anche costruttiva, ti ferisce profondamente
  • Cerchi costantemente approvazione esterna

Se ti riconosci in questi segnali, non sei solo. Questi pattern sono comuni e, cosa più importante, possono essere trasformati con il giusto supporto e consapevolezza.

Riscrivere la tua storia: dall’auto-critica all’auto-compassione

La buona notizia – anzi, la notizia straordinaria – è che non sei condannato a ciò che hai vissuto nell’infanzia. L’autostima può essere ricostruita, anche da adulti. Il cervello mantiene una meravigliosa plasticità che ci permette di creare nuove connessioni neurali, nuovi pattern di pensiero e comportamento.

Il primo passo è la consapevolezza. Riconoscere che molti dei tuoi pensieri autodenigranti non sono “la verità” su di te, ma echi di esperienze passate. Quando quella voce critica si fa sentire, fermati e chiedi: “È davvero la mia voce, o sto ripetendo qualcosa che ho interiorizzato da bambino?”

Il secondo passo è praticare l’auto-compassione. Immagina di parlare a te stesso come parleresti a un bambino che ami – con gentilezza, pazienza e comprensione. Questa non è autoindulgenza, ma un potente strumento di guarigione che ti permette di ricostruire un rapporto sano con te stesso.

Nel mio lavoro di coaching, utilizzo spesso tecniche di mindfulness che aiutano a creare quello spazio tra stimolo e reazione, permettendo di interrompere i vecchi pattern automatici. Osservare i propri pensieri senza identificarsi completamente con essi è un’abilità trasformativa che può essere coltivata con la pratica quotidiana.

Strumenti pratici per rafforzare la tua autostima

Ecco alcuni strumenti che puoi iniziare a utilizzare oggi stesso:

  1. Diario dei successi: Ogni sera, annota tre cose che hai fatto bene durante la giornata, anche le più piccole. Questo contrasta la tendenza a focalizzarsi solo sugli errori.
  2. Riformulazione dei pensieri: Quando ti sorprendi in un pensiero auto-critico, fermati e riformulalo in modo più compassionevole e realistico.
  3. Confini sani: Inizia a dire “no” quando necessario, rispettando i tuoi bisogni e valori. Ogni volta che lo fai, stai dicendo a te stesso che sei importante.
  4. Celebra i piccoli passi: Non aspettare il grande traguardo per celebrare. Riconosci e festeggia ogni piccolo progresso nel tuo percorso.
  5. Circondati di supporto: Scegli consapevolmente di passare tempo con persone che ti valorizzano e ti incoraggiano, piuttosto che con chi ti critica o sminuisce.

Ricorda: non sei il bambino di ieri. Oggi puoi scegliere di darti valore, di trattarti con rispetto e di costruire un’autostima basata su una comprensione matura di chi sei veramente, al di là delle etichette e delle convinzioni limitanti del passato.

L’autostima come pratica quotidiana

Ciò che mi preme sottolineare è che l’autostima non è uno stato che si raggiunge una volta per tutte, ma una pratica quotidiana. Come un muscolo, si rafforza con l’esercizio costante e l’attenzione consapevole.

Ogni giorno hai decine di opportunità per rafforzare o indebolire la tua autostima attraverso il dialogo interiore che conduci. Osserva i pensieri con cui ti parli: sono tuoi o vengono dal passato? Sono costruttivi o distruttivi? Sono basati sulla realtà presente o su vecchie ferite?

Nel mio percorso personale e professionale, ho imparato che ciò che più conta non è tanto evitare completamente l’autocritica – sarebbe irrealistico – quanto sviluppare la capacità di riconoscerla e non lasciarsi travolgere da essa. È come imparare a surfare sulle onde emotive piuttosto che esserne sommersi.

La vera trasformazione avviene quando riusciamo a interrompere il circolo vizioso dell’autocritica e iniziare a costruire un circolo virtuoso di auto-accettazione. Ogni piccolo atto di gentilezza verso te stesso, ogni pensiero consapevolmente riformulato in chiave positiva, ogni momento di auto-compassione è un passo verso una nuova percezione di te.

L’autostima si costruisce. Sempre. Non importa quanto profonde siano le ferite del passato o quanto radicate le convinzioni negative su te stesso. Con impegno, consapevolezza e il giusto supporto, puoi imparare a trattarti con la stessa cura, lo stesso rispetto e lo stesso amore che avresti voluto ricevere da bambino.

E questa è forse la più grande forma di libertà: la capacità di riscoprire e nutrire il tuo valore intrinseco, indipendentemente dalle esperienze che hai vissuto.


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Impotenza Appresa: Cos’è e Come Spezzare il Ciclo degli Abusi

Quando una persona subisce abusi, spesso si sviluppa una condizione psicologica nota come “impotenza appresa”. Questo fenomeno si verifica quando la vittima crede di non avere il controllo sulla situazione e si rassegna a subirla, convinta che qualsiasi tentativo di reazione sarebbe inutile o addirittura dannoso.

La mente entra in uno stato di blocco, alimentato dalla paura, dalla svalutazione dell’autostima e dalla dipendenza emotiva o economica. Questo porta la vittima a rimanere intrappolata in un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire. Ma la verità è che spezzare questo ciclo è possibile.

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La paura delle conseguenze

Uno dei principali fattori che impediscono alla vittima di reagire è la paura delle ritorsioni. Chi abusa esercita un controllo basato sulla minaccia, rendendo difficile qualsiasi tentativo di ribellione. Il timore di peggiorare la situazione, di subire violenze ancora più gravi o di essere completamente abbandonati, può paralizzare.

Il primo passo per uscire da questo stato è riconoscere la paura e capire che esistono vie d’uscita sicure, come il supporto psicologico e legale. Avere una rete di persone fidate può fare la differenza.

La svalutazione dell’autostima

Gli abusi costanti erodono la fiducia in se stessi. La vittima inizia a credere di non valere abbastanza, di non meritare rispetto o di non avere alternative. Questo senso di impotenza diventa una gabbia invisibile che impedisce di vedere le possibilità di cambiamento.

Lavorare sull’autostima attraverso un percorso di supporto è fondamentale per ricostruire la fiducia in sé e riscoprire il proprio valore. Pratiche come la mindfulness, il coaching e il counseling possono aiutare a rafforzare l’autoefficacia e a ritrovare il coraggio di prendere in mano la propria vita.

La dipendenza emotiva ed economica

In molti casi, l’abusante crea una dipendenza nella vittima, che può essere sia emotiva che economica. Questo rende ancora più difficile allontanarsi dalla relazione tossica, perché la paura di non farcela da soli prende il sopravvento.

Diventare indipendenti, anche a piccoli passi, può aiutare a costruire una nuova sicurezza personale. Informarsi su risorse di sostegno economico e cercare aiuto professionale sono strategie cruciali per rompere questa dipendenza.

La normalizzazione dell’abuso

Quando gli abusi si ripetono nel tempo, la vittima può iniziare a considerarli “normali” o inevitabili. Il cervello si abitua alla sofferenza, e si instaura una forma di accettazione passiva che rende ancora più difficile spezzare il ciclo.

Riconoscere che ciò che si sta vivendo non è accettabile è il primo passo verso il cambiamento. La consapevolezza porta alla possibilità di cercare aiuto e di ricostruire la propria vita su nuove basi.

Come uscire dall’impotenza appresa

Liberarsi da questa condizione non è semplice, ma è assolutamente possibile. Ecco alcuni passi per iniziare:

  • Riconoscere il problema: Capire che la situazione non è normale e che si ha diritto a una vita libera dalla violenza.
  • Cercare supporto: Parlare con amici, familiari o professionisti del settore (counselor, coach, psicologi) per ricevere aiuto e consigli pratici.
  • Lavorare sull’autostima: Riprendere contatto con se stessi attraverso percorsi di crescita personale e tecniche di empowerment.
  • Pianificare un’uscita sicura: Se la situazione è pericolosa, è importante organizzare un piano per allontanarsi in sicurezza, magari con l’aiuto di associazioni specializzate.
  • Ricostruire la propria indipendenza: Cercare opportunità per diventare più autonomi, sia emotivamente che finanziariamente.

La libertà è un diritto di tutti. Non bisogna mai smettere di credere nella possibilità di cambiare e di costruire un futuro sereno e appagante.


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Difficoltà Relazionali: Scopri le Radici e Trasforma i Tuoi Rapporti

Quante volte ti sei chiesta: “Perché ho sempre le stesse difficoltà relazionali?”. A volte sembra che i rapporti siano destinati a ripetersi, con dinamiche frustranti e risultati insoddisfacenti. Ma la verità è che le nostre difficoltà relazionali non nascono dal nulla. Sono spesso il riflesso di dinamiche interiori profonde che, se non comprese, possono sabotare anche le relazioni più promettenti. Come Counselor e Coach evolutiva, ho aiutato molte persone a sbloccare questi schemi e a costruire relazioni più sane e appaganti. In questo articolo, ti guiderò alla scoperta delle principali cause delle difficoltà relazionali e ti offrirò alcuni consigli pratici per trasformare i tuoi rapporti.

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Mancanza di Fiducia: Il Terreno Instabile delle Relazioni

La fiducia è il fondamento di ogni relazione sana. Quando la fiducia vacilla, l’incertezza prende il sopravvento e il sabotaggio diventa una possibilità concreta. Questa mancanza di fiducia può derivare da esperienze passate, traumi irrisolti o una bassa autostima. Se non ci fidiamo di noi stessi, come possiamo fidarci degli altri? È un circolo vizioso che può portare a relazioni superficiali e insoddisfacenti.

Bisogni Emotivi Inespressi: Quando il Silenzio Crea Distanza

Spesso, le difficoltà relazionali nascono dalla nostra incapacità di comunicare i nostri bisogni emotivi. Magari perché non ne siamo consapevoli, o perché temiamo di essere vulnerabili. Ma il silenzio e la non chiarezza creano distanza e frustrazione nell’altro. Imparare a esprimere i propri bisogni in modo assertivo è fondamentale per costruire relazioni autentiche e profonde.

Dinamiche di Dipendenza o Evitamento: L’Equilibrio Instabile

Le dinamiche di dipendenza e evitamento sono due facce della stessa medaglia. Da un lato, la dipendenza porta a cercare nell’altro la conferma del proprio valore, creando una relazione sbilanciata e soffocante. Dall’altro, l’evitamento nasce dalla paura dell’intimità, portando a relazioni superficiali e distanti. Trovare un equilibrio sano tra autonomia e interdipendenza è essenziale per relazioni appaganti.

Ciclo di Conferma Negativa: Quando le Paure si Auto-Avverano

Il sabotaggio e la procrastinazione sono comportamenti che spesso innescano reazioni negative negli altri, confermando le nostre paure più profonde. Ad esempio, se temiamo di non essere amabili, potremmo comportarci in modo da allontanare le persone, confermando così la nostra convinzione. È un ciclo distruttivo che può essere spezzato solo con la consapevolezza e il lavoro su di sé.

Consigli Pratici per superare le tue difficoltà relazionali

  • Lavora sulla tua autostima: Impara ad amarti e ad accettarti per quello che sei. Una solida autostima è la base per relazioni sane.
  • Comunica in modo assertivo: Esprimi i tuoi bisogni e le tue emozioni in modo chiaro e rispettoso, senza paura di essere vulnerabile.
  • Sii consapevole delle tue dinamiche relazionali: Identifica i tuoi schemi ricorrenti e cerca di capire da dove vengono.
  • Sii disposto a metterti in gioco: Le relazioni richiedono impegno e volontà di crescere insieme.
  • Cerca un supporto professionale: Se le difficoltà relazionali sono radicate e persistenti, un Counselor o un Coach può aiutarti a sbloccare schemi disfunzionali e a costruire relazioni più sane.

Le difficoltà relazionali non sono una condanna. Con la consapevolezza e il lavoro su di sé, è possibile trasformare i propri rapporti e costruire relazioni più autentiche e appaganti. Ricorda, sei degno di amore e di connessione profonda. Non accontentarti di meno.


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