La ferita dell’abbandono è una delle esperienze emotive più profonde e dolorose che si possano vivere. Chi la porta dentro di sé spesso fatica a costruire relazioni serene e a sentirsi veramente al sicuro, anche quando è in compagnia.
In questo articolo voglio raccontarti cosa significa convivere con questa ferita, come si manifesta nella vita adulta e cosa possiamo fare per iniziare a trasformarla. Lo faccio con empatia, perché so quanto questa sensazione possa essere devastante, e con la consapevolezza che ogni ferita, se accolta e ascoltata, può diventare una porta verso una nuova libertà interiore.
La ferita dell’abbandono: non è solo paura di restare soli
La ferita dell’abbandono non riguarda soltanto la paura di rimanere soli. È molto più profonda. È l’angoscia silenziosa di non essere mai abbastanza per essere scelti, amati, considerati.
Quando da bambini percepiamo che l’amore non è stabile, che le figure di riferimento vanno e vengono, si radica dentro di noi un pensiero inconscio: “Prima o poi mi lasceranno”.
E questo pensiero ci accompagna nell’età adulta, facendoci aggrappare agli altri, cercare conferme continue, o evitando ogni legame profondo per paura di soffrire di nuovo.
I comportamenti che nascono dalla ferita dell’abbandono
La ferita dell’abbandono si manifesta in modo sottile ma costante. Ci porta a:
- cercare rassicurazioni continue,
- sentirsi abbandonati anche in mezzo alle persone,
- vivere relazioni con una forte componente di dipendenza affettiva,
- alternare bisogno d’amore e controllo per non perdere l’altro,
- avere paura del distacco anche quando non c’è una reale minaccia.
Spesso non ne siamo nemmeno consapevoli. Semplicemente ci accorgiamo che stiamo male, che soffriamo, che ci sentiamo vuoti… e non sappiamo perché.
Dietro la paura dell’abbandono c’è una profonda insicurezza
Chi vive con questa ferita spesso sente che la propria sicurezza dipende completamente dall’altro. Senza l’altro non si sente stabile, né emotivamente né interiormente.
Questo porta ad una continua oscillazione tra il desiderio di fusione e il bisogno di controllare per evitare un nuovo abbandono. È come se si fosse costantemente in allerta. E questo stato di allarme interiore consuma moltissime energie.
Come iniziare a guarire dalla ferita dell’abbandono
Non esiste una formula magica, ma esistono dei passi concreti.
Nel mio lavoro aiuto le persone a fare proprio questo: riconoscere, accogliere e trasformare la loro ferita dell’abbandono.
Il primo passo è imparare a stare con sé, ad ascoltarsi davvero.
Ecco alcuni strumenti fondamentali per iniziare:
- Lavorare sui pensieri ricorrenti: imparare a riconoscere le convinzioni automatiche, come “non valgo abbastanza” o “verrò lasciato”, e imparare a metterle in discussione.
- Riconoscere e accogliere le emozioni: non reprimere, non fuggire. Ascoltare la tristezza, la paura, la rabbia, senza giudizio.
- Osservare i pattern relazionali: quali meccanismi mettiamo in atto per evitare l’abbandono? Siamo noi a rinunciare agli altri per paura? Cerchiamo continue conferme? Oppure ci chiudiamo per non soffrire?
Guarire la ferita dell’abbandono significa portare luce su ciò che ci ha fatto soffrire, e imparare a diventare adulti emotivamente autonomi.
Dalla solitudine all’incontro con sé
Spesso, dietro la paura dell’abbandono, c’è una grande difficoltà a stare da soli. La solitudine fa paura perché risveglia il vuoto. Ma è proprio in quello spazio che possiamo incontrare noi stessi in modo autentico.
Con una mia cliente, abbiamo lavorato proprio su questo: trasformare la solitudine in uno spazio d’incontro, di ascolto, di presenza.
E sai cosa è successo?
Ha iniziato a sentirsi più forte, più libera, più viva.
Perché quando impari a stare con te, lasci l’abbandono nel passato e fai spazio ad una nuova libertà: quella di essere e di amare senza dipendere da nessuno.
Consigli pratici per iniziare a trasformare la ferita dell’abbandono
- Scrivi ogni giorno come ti senti, senza filtri. Questo ti aiuta a portare consapevolezza sulle emozioni che vivi.
- Nota quando cerchi rassicurazioni. Cosa temi in quel momento? Di essere lasciata? Di non valere? Ascoltati.
- Sperimenta piccoli momenti di solitudine consapevole: passeggia senza telefono, prenditi un’ora per stare solo/a con te.
- Rivolgiti a un professionista per fare un lavoro su di te. Non sei obbligata a farcela da sola.
- Ricorda che sei degna di amore, sempre. Anche quando non te lo dimostrano. Anche quando ti sembra di non valere. Soprattutto in quei momenti.
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